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Storia

San Mamiliano prottettore del Giglio​

Il protettore dell’Isola del Giglio è S. Mamiliano, venerato dagli abitanti soprattutto perché a questo Santo, secondo la tra-
dizione, si deve la cacciata dei Turchi Tunisini nel 1799. Infatti quando i corsari erano sotto le mura del Castello, il Santo invocato operò un miracolo. Fece apparire una gran quantità di persone sulle mura, di modo che i pirati, sorpresi di tanta folla, visto che l’impresa non appariva facile come essi credevano, si ritirarono lasciando sul terreno numerose perdite.

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San Mamiliano

Vita e Leggende

Nato probabilmente a Palermo , ne divenne vescovo, ma durante la persecuzione dei Vandali (450), attaccato dagli ariani, fu mandato in esilio da Genserico in Africa, a Cartagine. Ebbe numerosi compagni di esilio che vissero con lui la vita eremitica, si ritirò in Sardegna e infine all’isola di Montecristo dove visse nella cosiddetta grotta di San Mamiliano. Secondo la leggenda, il santo sconfisse un drago alato (simbolo del paganesimo) facendo sgorgare una sorgente sul luogo dell’uccisione. Morì il 15 settembre 460 e il suo decesso si manifestò, secondo la leggenda, con una enorme colonna di fumo innalzatasi sui monti dell’isola.

Originariamente le spoglie di Mamiliano furono conservate all’isola del Giglio e a Civitavecchia. Nel 1658, per volere del papa Alessandro VII, le principali reliquie (parte della calotta cranica) furono traslate da Roma (Santa Maria in Monticelli) a Palermo, dove si trovano ancora, nella cappella delle Reliquie della cattedrale. Di fatto le reliquie del santo si trovano oggi sparse tra Palermo, Roma, Pisa, l’isola d’Elba, Sovana (della quale Mamiliano è protettore) e all’isola del Giglio (il 15 settembre si venera il braccio del patrono che nel 1799 salvò gli isolani dall’assalto dei Tunisini).

Il culto del santo sacerdote, presentato come vescovo e martire da leggende assai posteriori, è intimamente connesso con la diffusione del Vangelo nell’arcipelago toscano e nella bassa Maremma. È stato uno dei primi evangelizzatori della Toscana ed ancora oggi il suo culto è diffuso tra i marinai dell’arcipelago toscano, specialmente all’Elba ed al Giglio, ove è festeggiato al 15 settembre. È il patrono principale della diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello. Oltre che in tutto l’Arcipelago toscano, il santo è venerato anche in Sardegna, a Sestu e Samassi, e su tutta la costa e l’entroterra maremmano. Nell’arcidiocesi di Palermo è celebrato il 16 giugno, data dell’Invenzione delle reliquie a Sovana (per un errore del Mongitore). Dal 1976 è il patrono secondario dell’arcidiocesi di Palermo, dopo essere stato celebrato come patrono principale dal 1625 circa.

Info: www.diocesipitigliano.it/santi/

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Le Leggende di San Mamiliano

San Mamiliano dei Turchi

San Mamiliano viene festeggiato all’Isola del Giglio ben due volte durante l’arco dell’anno: il 15 Settembre, data della sua dipartita e riconosciuta come Festa Patronale del Casttello e l’intera isola, poi il 18 Novembre (San Mamiliano dei Turchi), in ricordo dell’ultima invasione piratesca dell’isola nel 1799:

La leggenda narra che durante l’assolto di 2.000 tunisini i gigliesi  invocarono il Santo e  improvvisamente quanto inaspettatamente si levò un vento di rara forza, che costrinse gli assedianti a tornare sulle loro navi che rischiavano di essere travolte. L’alta leggenda narra che fece apparire una gran quantità di persone sulle mura, di modo che i pirati, sorpresi di tanta folla, visto che l’impresa non appariva facile come essi credevano, si ritirarono lasciando sul terreno numerose perdite.

Colonna di Fumo

“Secondo la leggenda, il suo decesso si manifestò, con
una enorme colonna di fumo innalzatasi sui monti
dell’Isola di Montecristo”

San Mamiliano e il Drago

Un’altra leggenda vuole che il santo sconfisse un drago alato:

Perseguitato dall’imperatore Diocleziano, San Mamiliano vagò per tutto il Mediterraneo, dalle coste della Tunisia alla Sardegna. Fino a quando approdò su una piccola isoletta quasi sconosciuta chiamata Monte Giove. Qui comincia una delle leggende legate al santo patrono dell’isola del Giglio.

Mamiliano pensava di aver trovato finalmente la pace, dopo l’orrore della persecuzione. Invece, secondo la leggenda, quella piccola isoletta era gelosamente custodita da un animale feroce: un enorme drago alato che aveva costruito qui la sua “tana”.

Mamiliano non poteva permettere che un creatura empia come un drago vivesse in quel luogo. Ne scaturì una battaglia furibonda. Una battaglia che avrebbe visto Mamiliano vittorioso sul drago. Dall’uccisione ne sarebbero derivati un favoloso tesoro (che a sua volta è diventato leggenda) e una fonte di acqua purissima.

Al di là della leggenda, la metafora è più che palese: il Cristianesimo che spazza via il paganesimo dall’isola, dove si pensa che fu costruito anche un tempio dedicato a Giove. E, dopo la morte di San Mamiliano, Monte Giove assunse il nome con cui è conosciuta ancora oggi: Montecristo.

Monte nella Chiesa di San Mamiliano a Sovano
Monete del Tesoretto Credits: Museidimaremma

Museo di San Mamiliano

Il tesoretto di 498 monete d'ore

Fu una scoperta davvero eccezionale quella avvenuta a Sovana (Sorano) nel 2004. Durante i lavori di scavo all’interno dell’ex chiesa di San Mamiliano furono rinvenute per caso ben 498 monete d’oro di età imperiale, ottimamente conservate, ora in mostra nella Chiesa Museo di San Mamiliano wikipedia.org >>. Le monete, probabilmente nascoste alla fine del V secolo in un periodo di invasioni nella zona, sono “solidi aurei”, introdotti nel 324 da Costantino e rimasti in uso in tutto l’Impero Bizantino fino al X secolo. Nel museo inoltre sono in mostra anche reperti etruschi, scoperte all’ingresso della via cava detta il Cavone.

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